Esistono delle tematiche imprescindibili di cui deve occuparsi la letteratura contemporanea?
La letteratura si è sempre occupata di ciò che ha voluto, e spesso, parlando di altro, di un altro tempo – remoto passato o remoto futuro – ha parlato quanto mai del presente, quel presente che non si vede, colto solo dallo sguardo “inattuale” dell’artista e dello scrittore.
Ecco infatti che il racconto attraversa ed è attraversato dalle questioni irrisolte del proprio tempo, come se fosse mosso, da un narratore occulto, a raccontare ciò che non si vede ma che c’è, e che vuole venire alla luce.
Esistono quindi delle tematiche che oggi potrebbero toccare una storia inattuale (da raccontare con un punto di vista inattuale)? Sono le malattie del nostro tempo.
Le elenco qui, come altri già le hanno definite:
- Emergenza climatica
- Diseguaglianze sociali
- Demografia
- Povertà di senso del vivere
Se le considero in un sol blocco, globalmente, e tutte insieme con un solo sguardo, credo che non diversamente si sia sentito Dante affacciandosi per la prima volta sull’Inferno…
Ma a queste ne aggiungerei un’altra:
La fine del patriarcato e le sue conseguenze, nei rapporti fra i generi e nella genitorialità.
Se ne è parlato molto, ma forse uno dei contributi più significativi al riguardo l’ho trovato in un volume recente di Manuela Freire dal titolo La porta delle madri, Cronopio.
Freire mette in scena il “silenzio dei padri”, ammutoliti da un’epoca in cui hanno perso il suolo di padri patriarcali; sono uomini che non hanno ancora trovato una nuova collocazione identitaria, un nuovo senso in un contesto sociale dove la donna è emancipata e può, perfino, procreare senza la presenza del padre, ma solo di un seme, come avviene nell’ inseminazione artificiale.
Nuove esperienze di cura e sviluppo di una nuova identità di genere sono necessarie per cogliere gli aspetti positivi che in questo orizzonte di smarrimento si offrono agli uomini e alle relazioni familiari e sociali.